La storia di Villa Durazzo Pallavicini inizia alla fine del 1800, anni di grandi trasformazioni sociali dettate dal progresso tecnologico,dallo sviluppo economico e i venti impetuosi dell'industrializzazione nascevano in Inghilterra per spingersi verso l'Europa investendo per prime le città che subivano una rapida espansione.
In contrapposizione ad un effetto di inaridimento sociale e di squallore industriale, rinasce la scoperta verso la natura, verso l’uomo, verso stili architettonici che riproponevano lo stile greco ionico, dorico e corinzio.
Alla ricerca della meccanizzazione a tutti costi, si contrappone la ricerca di un paradiso perduto, di luoghi e immagini che ripropongono giardini ricolmi di fiori, terre dalle colorazioni tenue e vellutate, case e casali dove la vita scivola senza fretta e senza inganni.
In questa ricerca si fa interprete anche il Palazzo gentilizio di Villa Durazzo Pallavicini, sulle pendici sempre miti ed assolate di un paese che prende il nome di Pegli, oggi ormai inglobata nella Grande Genova, un tempo splendido borgo marinaro e oggi meta di un turismo dalle molteplici sfaccettature.
In un ambiente paesaggistico ricco di ville storiche con i loro relativi parchi caratterizzate dallo stile liberty , Villa Durazzo trae le sue origini dal palazzo di proprietà di Gio Battista Grimaldi, Doge della Serenissima Repubblica di Genova dal 1752 al 1754, usato quale residenza estiva.
Passa poi di proprietà a Giuseppe Grimaldi e a sua moglie Clelia, grazie alla quale si ha la realizzazione di un giardino arricchito da piante rare provenienti da varie parti del mondo.
Rimane celebre il nome di Clelia Grimaldi per la sua grande biblioteca di opere di botanica e al suo erbario, che in cento contenitori raccoglie circa cinquemila specie di piante, che alla sua morte la marchesa lascia alla biblioteca civica di Genova mentre l’ erbario è oggi conservato al Museo civico Doria di storia naturale di Genova.
Alla morte di Clelia la Villa passa per eredità al Marchese Ignazio Alessandro Pallavicini decidendo per questa vasta tenuta alcuni fondamentali cambiamenti.
Uomo di grande cultura, Ignazio decise di utilizzare la collina a monte del palazzo per la costruzione di un grande giardino che portasse un tipo di turismo culturale non solo al giardino e alla villa ma, con più ampio respiro, al borgo intero di Pegli.
Singolare la realizzazione, nella metà del 1800, di una fermata obbligatoria di tutti i treni passeggeri sul terreno di proprietà della villa stessa garantendo comunque un facile raggiungimento del borgo marinaro situato più a valle.
La progettazione venne affidata all’architetto Michele Canzio, (scenografo del teatro Carlo Felice di Genova) il quale trovò un’idea geniale ma allo stesso tempo insolita e stravagante che portò però entusiasmo a questa idea.
Canzio immaginava che i visitatori assistessero a una vera e propria rappresentazione teatrale nel parco stesso con il risultato che il parco diventsse la scenografia di un’immaginaria e assoluta opera teatrale.
Ideò così un racconto fatto ad immagini, una sceneggiatura romantica che rievocava i romanzi cavallereschi di Scott e che fosse il filo conduttore del percorso.
Vennero dal nulla costruiti grandi boschi di lecci e di pini, venne data nuova forma ai pendii, creati laghetti e grotte, cascate e ruscelli, spazi aperti dove si poteva godere il sole e la vista spargersi nel mare pegliese.
Una cancellata, posta tra due palazzine color arancione, porta al lungo viale che conduce verso Villa Durazzo, oggi Museo Archeologico Ligure. La lieve ma piacevole salita tra il verde e, poco lontano, recenti palazzi, un tempo era ornata da felci e siepi di rose.
Lo spiazzo antistante la Villa, con il suo splendido panorama sul mare e sul borgo, presenta un selciato in ghiaia bicolore, un tempo originario ingresso al parco.
L’accesso ai giardini odierno è posto mediante scalette e camminamenti a sbalzo, in una posizione sicuramente meno evidente ed eclatante ma di sicura bellezza. Non ci si può sbagliare, quando ci si trova di fronte ad una targa che invita il visitatore ad abbandonare ‘le cure della città’, inizia in uno spazio infinito in questa splendida passeggiata fatta da atti teatrali.
Il primo atto è ispirato al ritorno alla natura incontrando la Casa rustica dell’eremita in uno scenario montano, il Belvedere, il viale delle Camelie e il lago Vecchio, con il suo ponte di legno che porta alla Sorgente.
Quello secondo porta nel tempo medioevale tra il merlato Castello, con la dimora del Signore del parco, ora sepolto nel mausoleo neogotico detto Tomba del Capitano, con la simbologia della morte che cancella ogni gloria e ogni ricchezza.
Ma è la discesa agli inferi nelle grotte, caverne artificiali, che porta al terzo atto, dove la purificazione ci conduce verso le rive del lago Grande e dove si trova il Paradiso riconquistato, con il tempio di Diana, la pagoda cinese, il chiosco turco e l’obelisco egizio.
L’ arrivo al tempio di Flora è il paradiso terreno, il giardino segreto della dea dove si entra nel regno della Rimembranza, in uno luogo circondato dall’acqua, quale un’isola, che rappresenta la divisione tra il mondo dei vivi da quello dei morti, dove si ritrova una stele per ricordare Gabriello Chiabrera quale rappresentante della poesia, arte immortale.
Infine, il ponte romano , il Chiosco delle Rose e il Labirinto dove ci si meraviglia per gli splendidi giochi d’acqua.
Nel 1928 la Marchesa Matilde Giustiniani, erede di tutto il complesso, dona la villa, il parco e l’orto botanico al comune di Genova, con la clausola che questi fossero destinati ad uso pubblico.
Non possiamo che invitarVi a trascorrere una giornata tra questo scenario naturale e teatrale, riaperto al pubblico da poche settimane, per continuare ad apprezzare e valorizzare un grande bene non solo nostro, quello ligure, ma del mondo.
GPS: 44° 25' 33.15''N
8° 49' 00,40''E
Indirizzo: Via Pallavicini, 13 Genova Pegli
Uscita Autostradale: Genova-Pegli A10
Area Sosta:centro vendita Pons, Genova Nervi