Il Castello di Cly, considerato di minor pregio rispetto a quelli più famosi e visitati della regione Val d’Aosta, merita un posto di riguardo in quella, purtroppo, lunghissima lista di cimeli storici e architettonici per troppo tempo abbandonati al proprio destino.
Il nostro iniziale intento, quello cioè di reperire notizie e di porre in luce anche antiche dimore dall’aspetto ormai decaduto o decadente, vede nel Castello di Cly uno dei nostri punti forza.
Situato sopra il borgo di Chambave, la sua posizione era strategica per l’ampia visuale sia sulla sua sottostante valle che quella più estesa, da Saint Vincent ad Aosta.
Se la sua prima menzione viene fatta nei primi anni del 1200 quale cappella appartenuta al convento di Saint-Gilles a Verres, si protende a ritenere che il suo mastio risalga al 1027.
Appartenuto alla famiglia Challant insieme ad un feudo molto esteso che comprendeva oltre gran parte della Valtournenche, fu grazie a Bosone IV che l’intero castello venne ingrandito e fortificato.
Passato in eredità ai successori di Bosone, divenne poi di proprietà dei Savoia.
Questi amministrarono il castello per circa due secoli, in un periodo di agi e fortuna per la costruzione stessa che era sempre sottoposta a riparazioni, modifiche e lavori di ristrutturazione. Tra i lavori di riammodernamento del complesso vi è quello dell’approvigionamento dell’acqua: questa veniva prelevata da una collina posta a monte del castello e trasferita nella fortificazione mediante tubature costruite con tronchi in larice scavati e uniti tra loro con giunti metallici e, mediante pressione, l’acqua era conservata in una cisterna e in vari botti nella torre centrale.
Passato poi per un breve periodo nelle mani della famiglia Roncas, venne definitivamente abbandonato e smantellato in parte dalle sue pietre, usate per costruire una loro abitazione a Chambrave.
Nel 1900 Tancredi Tibaldi, acquistò ,per nome del Comune, ciò che rimaneva della struttura e ancora oggi il Comune di Saint-Denis ne è proprietario.
Il castello è costituito da un'ampia cinta muraria, coronata da merli guelfi a due spioventi che un tempo cingeva all’interno anche altri edifici risalenti ad epoche diverse e datati tra XI e XIV secolo, racchiudendo uno spazio di circa 2800 metri quadrati, giunto ai nostri giorni quasi integralmente.
Un tempo si accedeva al castello percorrendo la mulattiera che costeggiava le mura mentre oggi si passa solo dall’ingresso nord, in origine protetto da una antiporta, da cui si nota la torre centrale con le sue particolari pietre poste a lisca di pesce.
La zona priva di edifici era costituita da una piazzale dove la popolazione poteva rifugiarsi in caso di attacco nemico, posta verso ovest mentre quella a sud era adibita alle costruzioni accessorie, quindi vere e proprie stanze di abitazione del personale e del castellano.
Gli edifici residenziali sono purtroppo in pessimo stato, si riconoscono alcune canne e fornelli di grandi camini in una parete finestrata rivolta verso ovest mentre la cisterna sotterranea per la raccolta dell'acqua era posta sotto una torre intonacata in coccio pesto per renderla impermeabile.
L'edificio più maestoso del castello era sicuramente il mastio, costituito da un donjon costruito direttamente su una roccia. Osservando la torre è possibile notare le tracce di una porta e di diverse finestre, murate quando intorno al 1400 venne adibito a prigione, dove vennero rinchiuse anche delle presunte streghe.
La torre era divisa su tre piani con l'accesso posto ad alcuni metri di altezza dal suolo e per accedere alla torre veniva usata una scala a pioli in legno, sostituita poi da una in pietra sorretta da un arco rampante che oggi non esiste più.
Vicino al mastio vi sono i resti della piccola cappella romanica dedicata a San Maurizio, datata XI secolo.
L'abside era in origine affrescata con figure degli Evangelisti e alcune figure di angeli come dimostrano alcuni disegni di Alfredo d'Andrade (colui che progettò Castello d’Albertis di Genova) e come riferiscono alcuni scritti di Carlo Nigra (architetto che prese parte alla realizzazione del borgo medievale di Torino) degli inizi del 1900 di cui oggi rimangono solo frammenti.
Per raggiungere il castello, uscire dall'autostrada a Chatillon e dirigersi verso Chambave. Dal paese sono numerose le indicazioni che portano verso il castello.
LEGGENDA
L’11 agosto del 1428 Johanneta Cauda, accusata di stregoneria, venne bruciata sul rogo a Chambave, dopo essere stata detenuta 71 giorni nel castello di Cly, centro amministrativo e giudiziario.
Questa fu la prima condanna per stregoneria della Val d’Aosta. infatti dopo Johanneta decine di donne vennero detenute nel castello e morirono così, vittime dell’ignoranza, della misoginia e della superstizione popolare.
La sua accusa fu quella di aver mangiato insieme ad una sua amica, strega anche lei, i suoi nipotini.
GPS: 45° 45' 09,93''N
7° 33' 17,85'' E
-A5 uscita Châtillon ,imboccare SS 26 in direzione di Aosta. Raggiungere Chambave, alla rotonda svoltare a destrai per Saint-Denis. Il Castello si trova in frazione Cly che si raggiunge svoltando in una stradina sulla destra prima del centro paese
-Sosta: su SS 26 al km 85,2, vicino stazione di servizio "Agip", con comodo carico e scarico all'interno di un grande parcheggio, su asfalto